La sua non è una semplice storia, ma una vera e propria lezione di vita.
Un’impresa personale che lei stessa ha definito il “suo viaggio”: 1300 km in poco più di un mese, la distanza che copre Lecco – Reggio Calabria per intenderci, con 11000 metri di dislivello, tutto questo in handbike.
“Il viaggio in Patagonia è forse la scusante per raccontare un viaggio che forse non è così accessibile per una persona disabile” ha esordito così -durante la serata di venerdì 2 giugno organizzata presso la Biblioteca di Piateda grazie alla collaborazione tra VEL, la libreria del viaggiatore, Panathlon Club di Sondrio, CAI sez. Valtellinese e l’associazione Dappertutto, che si occupa di promuovere e migliorare l’accessibilità- Eleonora “Lola” Delnevo, ragazza bergamasca rimasta paralizzata alle gambe dopo un grave incidente su una cascata di ghiaccio. “Ero una persona sportiva, arrampicavo su ogni dove – racconta – e con lo spirito e la voglia di ritornare alla montagna nel modo più libero possibile, sono arrivata qui: non sono mai stata un’amante del ciclismo, ma ho riscoperto il mondo handbikeper ritornare in montagna e viverla al 100%”.
Fin da subito si percepisce che Lola sia uno spirito libero e, da buona bergamasca, fa parte della tribù dei “Mola mia”: ed è così che in compagnia della lecchese Stefania “Steppo” Valsecchi, lo scorso gennaio è partita alla volta dell’Argentina per realizzare il suo sogno: coprire la distanza da El Chalten a Ushuaia, in 25 giorni, senza troppi appoggi, dormendo in tenda sotto tettoie o rifugi improvvisati.
“La handbike non nasce come bici da cicloturismo – ha spiegato Lola – per questo ho dovuto adattarla affinché potessi avere tutto con me, carrozzina inclusa.”
Ed è così che la bergamasca si è ritrovata a pedalare trascinando ben 50 kg per 18 giorni, prefiggendosi circa 70 km al giorno, ma non sempre i programmi sono andati come previsto: “Il vento ci ha messo i bastoni tra le ruote, ci sono state giornate che ha toccato i 120km/h! -ha spiegato- il primo giorno, dopo i previsti 70 km, abbiamo deciso di proseguire; una scelta azzardata: ne abbiamo fatti altri 20 impiegando addirittura 3 ore a causa delle forti raffiche laterali.”
Nonostante le difficoltà, la fatica è stata decisamente ripagata dai paesaggi mozzafiato: “La scelta di percorrere la maggior parte del tragitto su strade non asfaltate ci ha permesso di attraversare il Paine, di cui mi sono innamorata – ha ricordato – i panorami sono meravigliosi, ovunque ti giri sbucano montagne tra i laghi azzurri.”
L’unica nota dolente? “Le strade molto ripide -ha ammesso ridendo- le curve in salita non esistono nella Patagonia del Sud!”
Dal Paine il viaggio è proseguito fino a Puerto Natales, località in cui Lola ha accusato un po’ di stanchezza: se la sua compagna poteva “tirare il fiato”, lei era costretta a pedalare continuamente. Ma la stanchezza non le ha fatto né le fa tuttora certamente paura, tant’è che ha ammesso di aver percorso ben 113 km nel giorno in cui stava peggio in assoluto: “Volevo raggiungere un luogo dove poter contare su un minimo supporto, chi mi conosce sa che sono tanto determinata quanto diretta – ha proseguito ridendo – per cui ho preteso senza tanti giri di parole, nei 3 giorni successivi, un po’ di riposo”.
A causa di un grosso incendio, la Terra del Fuoco è stata aggirata per raggiungere la meta finale di Ushuaia, in un mix di paesaggi nel giro di pochissimi chilometri: “Siamo riuscite a raggiungere il nostro obiettivo avendo poi ancora molti giorni liberi a disposizione, e poter fare una pedalata di 50 km senza carico ci è sembrato di volare!”.
La cosa più affascinante di questo viaggio? Certamente il contesto, ma soprattutto le persone, che hanno lasciato in Lola un ricordo profondo: “Ciò che è riuscito a rompere la monotonia della continua pedalata sono stati senza dubbio gli incontri lungo il nostro viaggio – ha ricordato – nonostante la povertà della gente, si viene accolti a braccia aperte, la loro ospitalità è disarmante. Non hanno niente, ma ti offrono il cuore, oltre al fatto che non si fanno alcun tipo di problema sulla disabilità: mi hanno persino portata a cavallo ai piedi di un ghiacciaio”.
Non solo, durante le loro settimane la coppia si è imbattuta in altrettanti temerari sulle due ruote: “Abbiamo conosciuto un peruviano che portava con sé una bici da 70 kg, poi ancora una famiglia francese con tre bambini a cui non hanno mai fatto perdere un giorno di scuola fino a un ragazzo che aveva come destinazione poco di meno che l’Alaska!”
“Questi viaggi sono sempre positivi – ha concluso – ti crei delle aspettative, e quando ti rendi conto di poter raggiungerle è meraviglioso.”
E per vivere almeno in piccola parte il suo viaggio, il giorno successivo, sabato 3 giugno, ci si è ritrovati presso la casa provinciale dell’accessibilità dell’associazione Dappertutto, in Albosaggia, per una pedalata in compagnia di Lola sul Sentiero Valtellina.
Una ventina di Panathleti hanno così percorso un anello di una quarantina di chilometri con arrivo alla Trattoria al Sorriso di Sazzo, dove li aspettava un menù rigorosamente tipico: “È stata una giornata decisamente piacevole – le parole del Presidente del Panathlon Club di Sondrio Nicola Tomasi – tutti hanno avuto modo di interagire e chiacchierare con Lola durante il tragitto, una pedalata tranquilla decisamente conviviale. Ringrazio l’associazione Dappertutto per aver messo a disposizione la sua casetta ed Erik Viani, proprietario della libreria VEL, che ci ha raggiunti al momento del pranzo e senza il quale non avremmo potuto conoscere una ragazza così straordinaria come Eleonora Delnevo”.