Questa mattina a Boirolo, alla presenza del sindaco di Tresivio Fernando Baruffi, la cerimonia in memoria dei partigiani uccisi nel 1944.
Cosa accadde il 24 novembre del 1944, ce lo raccontano queste righe che seguono.
Lo scontro di Boirolo del 24 Novembre ’44
I vari reparti tedeschi, liberati temporaneamente dalla impellente necessità di difendere la linea gotica ad ogni costo, possono meglio dedicarsi al fronte interno ed alla repressione dei partigiani. I fascisti di Salò, impiegati sul fronte di guerra solo eccezionalmente per la scarsa fiducia dei comandi teutonici nei loro confronti, possono però andare molto bene nell’attività di repressione del movimento partigiano. Da diverso tempo ormai, le forze nazifasciste, irrobustite da reparti provenienti da fuori provincia, conducono massicci rastrellamenti nella bassa valle con lo scopo di liberare il terreno dalla presenza dei partigiani. Diversi segnali fanno presagire come imminenti altri rastrellamenti anche nella zona a nord di Sondrio. Perciò i patrioti che si trovano ad operare nel paese di Tresivio, e più precisamente nella frazione di Boirolo, sono ben consci del pericolo che corrono ma, con giovanile baldanza, ci scherzano sopra, fors’anche per esorcizzarne l’eventualità. E quando il rastrellamento condotto da ingenti forze nazifasciste, armate fino ai denti, si concretizza durante il primo mattino del 24 novembre 1944, i patrioti vengono colti di sorpresa anche perché, nel frattempo, comincia a nevicare. Per non restare circondati da forze preponderanti nella casa che utilizzano come rifugio, sono costretti “ad uscire allo scoperto in fila indiana, distanziati di circa dieci metri e zigzagando per raggiungere il bosco”, secondo la testimonianza scritta rilasciata da Bruno Scilironi, (11) (12) a quel tempo vice comandante del secondo battaglione della Brigata Sondrio. Ma sono presi d’infilata dall’intenso fuoco nemico. Nonostante rispondano alla sparatoria, in circostanze e momenti diversi cadono in tre: Franco Fomiatti, Armando Cao ed I partigiani ricordano i loro caduti accanto alla lapide 70 71 infine Giulio Credaro. Anche dei fascisti rimangono vittime nel breve ma intenso scontro. Gli altri partigiani riescono a salvarsi e a congiungersi coi compagni nel bosco, dal quale scendono verso Poggiridenti. Non partecipa allo scontro il comandante del battaglione della Brigata Sondrio, il tenente degli Alpini Alberto Pedrini, in quella circostanza diversamente impegnato. Pochi giorni dopo, scovato dai fascisti in una baita di Gaggio di Castione, viene catturato, vilmente torturato ed infine passato per le armi. Alla fine della guerra di Liberazione, Fomiatti e Credaro vengono insigniti della medaglia d’argento al valor militare per la Resistenza, mentre la medaglia di bronzo viene assegnata ad Armando Cao. Su di un totale di circa quindici partigiani quindi, il secondo battaglione della brigata Sondrio, consegue, per il valore ed il coraggio dimostrato, ben tre onorificienze.
Purtroppo, il prezzo pagato è molto alto, con sei caduti, pari ad un terzo circa della formazione. Ai patrioti citati occorre infatti aggiungere anche i nomi di Marco Crapella e di Ottorino Flematti, anch’essi caduti. Una lapide oggi li ricorda, perché il loro sacrificio non venga dimenticato. Lo sconfinamento in Svizzera Lo scontro di Boirolo-Tresivio costituisce il preludio di una ben più vasta, massiccia ed organizzata offensiva nei confronti delle Brigate delle “Divisioni Garibaldi”. Difatti, a partire dal 29-30 novembre si sviluppa un attacco simultaneo alle formazioni partigiane, attacco condotto con gran dispiego di forze.
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