Quest’anno il premio “Lo Sportivo Sondriese” riconosce due protagonisti indiscussi del rugby valtellinese: Luca e Marco Schenatti. Assegnato ogni anno da oltre trent’anni non solo ad atleti, ma anche a figure di spicco dello sport, questo premio ha trovato nei fratelli Schenatti dei candidati perfetti. Una scelta che rende omaggio a due carriere intrecciate e a due uomini che hanno saputo incarnare i valori del rugby, dentro e fuori dal campo. A proporre la loro candidatura è stato Paolo Valenti, storico giornalista sportivo valtellinese, la cui profonda conoscenza e obiettività sono da sempre apprezzate dal club. Non a caso, Valenti ha una panchina a bordo campo a lui dedicata, dove annota con precisione i momenti chiave delle partite.
Davanti al sindaco di Sondrio Marco Scaramellini, la commissione composta dall’assessore allo sport Michele Diasio, dalla presidente della Quarta Commissione Cristina Maspes e dai giornalisti sportivi locali, ha motivato così la scelta:
“Al di là delle incredibili statistiche, in questi anni Luca e Marco hanno dato prova costante di grande attaccamento alla squadra, mancando agli allenamenti solo per infortuni più o meno seri, inevitabili in uno sport di contatto come la pallovale. In campo, poi, hanno sempre dimostrato correttezza e sportività”.
Nati nel 1986, Marco e Luca hanno iniziato a giocare a rugby a 12 anni, grazie all’invito di un compagno di classe. Fino ad allora, il calcio era stato il loro sport, ma non trovando spazio in squadra, hanno deciso di provare qualcosa di nuovo. Dopo le prime esperienze tra Delebio e Sondalo, a 15 anni arrivano a Sondrio, dove inizia un’avventura che non si è mai interrotta. Il loro debutto in prima squadra avviene il 10 ottobre 2004, con l’esordio in trasferta contro il Rho, seguito da una partita, una settimana dopo, davanti al pubblico di casa contro il Lecco.
Oggi, a 38 anni, i gemelli continuano a calcare i campi del campionato di Serie B, dimostrando una costanza impressionante. Con venti stagioni alle spalle, di cui cinque in Serie C e quindici in Serie B, sono diventati un punto di riferimento per il Sondrio Rugby. Dal 2005, infatti, solo in due occasioni non compare il nome Schenatti nelle liste gara del campionato di serie B.
Marco, mediano di mischia, e Luca, mediano d’apertura, ricoprono ruoli complementari che riflettono anche in campo la loro stretta vicinanza. Marco è il tenace, Luca l’estroso, dicono l’uno dell’altro. Una descrizione che trova conferma nelle parole del loro storico allenatore, Jimmy Grillotti: “Marco è forte, ma Luca riesce a sorprenderti con cose che non ti aspetti.
Due caratteri diversi, ma perfettamente equilibrati. In loro convivono timidezza, disciplina e umorismo, uniti da una complicità fatta di scherzi e stuzzicate, tipica di chi condivide molto più di una maglia. Luca descrive Marco come il _”fratello maggiore”, _mentre Marco risponde con una battuta: _”Chiedi a mia mamma!”_ e aggiunge: _”Io sono il braccio, lui la mente.”_
E alla domanda: _”Quando smetti di giocare”‘_ rispondono all’unisono: _”Fino a quando mi diverto.” _Marco, con il suo spirito ironico, aggiunge: _”Sperando che cambino il regolamento e si possa giocare anche dopo i 42 anni!”_
Tra i ricordi positivi, Luca cita le tre promozioni conquistate con la squadra: _”Ogni promozione ha un sapore unico, legato a epoche e compagni diversi. La bellezza degli sport di squadra sta nel condividere un obiettivo comune e vivere le gioie insieme.”_ Marco, invece, parla della maglia del Sondrio Rugby, definendola una _”seconda pelle”_ e sperando di essere per i più giovani il punto di riferimento che i veterani sono stati per lui. Luca aggiunge _”anche questo riconoscimento personale è per me motivo di grande soddisfazione.”_
Nonostante le soddisfazioni, non sono mancati i momenti difficili. Entrambi citano con commozione la scomparsa di Jimmy Grillotti, loro allenatore dai 15 anni, scomparso tragicamente prima di poter tornare a guidarli. Alla domanda su cosa abbia segnato di più la loro carriera, Luca risponde semplicemente: _”La scomparsa di Jimmy.”_ Quando gli viene chiesto se voglia aggiungere altro, la sua risposta è un gentile _”no”_. Un dolore che non ha bisogno di ulteriori parole, ma che parla della profondità del legame con chi ha avuto un ruolo fondamentale nella loro crescita.
Il rugby per i gemelli Schenatti è una questione di famiglia, tanto che anche il padre Fabio ha pagato lo scotto della loro passione. “Provando le touche sul divano di casa, papà si è ritrovato con una piastra, 6 viti e due operazioni alla caviglia,”_racconta Luca divertito. Un’altra memoria indelebile riguarda le VHS delle partite, registrate da Mauro Ortelli da un canale francese. “Non c’era rugby in TV in Italia, ma quelle cassette le consumavamo a forza di riguardarle.”
Il commento dei dirigenti
Luciano Gorla, direttore sportivo del Sondrio Rugby, che ricevette lo stesso premio nel 2017, esprime profonda stima per i gemelli: “Era il 2004 quando ho avuto il piacere di conoscere Luca e Marco. Erano due ragazzetti curiosi di imparare e di lavorare sodo per crescere, sia fisicamente che tecnicamente. Con umiltà e dedizione, sono stati silenziosi esempi per tanti ragazzi che hanno calcato il campo del Sondrio Rugby. Questo premio è meritatissimo.”
Alfio Sciaresa, presidente del Sondrio Rugby, valorizza la loro dedizione e il loro spirito: “Credo che il premio ai gemelli Schenatti rappresenti lo spirito più profondo e più elevato dello sport. Dopo anni di vittorie e sconfitte, di successi e delusioni, sono ancora presenti a tutti gli allenamenti e pronti a guidare le nuove generazioni. Li ringrazio per quello che hanno fatto per il nostro club e auguro loro grandi soddisfazioni in questa fase finale della loro carriera. Io li ringrazio profondamente per quello che hanno fatto per la società che rappresento e per lo sport valtellinese, mi scuso per non aver dato loro la possibilità di giocare in un campionato all’altezza delle loro qualità.”
Antonio Zanichelli, attuale allenatore della squadra, sottolinea la professionalità dei fratelli: “Ho avuto modo di lavorare con loro solo da pochi mesi, ma posso già riconoscere in Luca e Marco una grande passione per il rugby, un’eccezionale abnegazione per il lavoro e un atteggiamento estremamente professionale.”
Il commento dei compagni di squadra
Giovanni Grillotti, li considera modelli da seguire:
_”Fin da piccolo li guardavo come esempi da imitare. La prima volta che ho giocato con loro è stato un piccolo sogno che si realizzava. Ancora oggi, ogni partita con loro è motivo di orgoglio.”_
Sole Simone, coetaneo, sottolinea la loro costanza:
_”Conosco Marco e Luca da quando avevamo tredici anni. Sono stati sempre esempi di sacrificio e dedizione. Nonostante l’età, il loro spirito di sacrificio è rimasto immutato, e la loro amicizia è qualcosa di prezioso per me.”_
Francesco Moretti, ne evidenzia il ruolo fondamentale:
”Sono i pilastri del Sondrio Rugby. Determinati, intelligenti e rispettati da tutti, dentro e fuori dal campo. È un privilegio averli come compagni e amici.”
Pietro Ciapponi, capitano, ricorda con affetto i primi incontri:
”Li ho conosciuti da ragazzino, quando si impegnavano per aiutare i più giovani. Oggi, dopo anni di partite insieme, sono ancora un esempio: poche parole e tanti fatti. Simboli dello sport sondriese.”
Giuliano Volontè, vice capitano, li definisce un ponte tra passato e futuro:
”In quindici anni, mentre tutto cambiava, loro sono rimasti. Sono l’essenza dei valori del rugby: famiglia, rispetto, umiltà e lealtà. Grazie, gemelli, per tutto quello che avete fatto e farete.”
Pietro Mazza, apprezza la loro leadership silenziosa:
”Sono un collante tra generazioni di giocatori. Sempre pronti a farsi da parte per i giovani o a prendere le responsabilità necessarie. Sono leader silenziosi che insegnano con l’esempio. Grazie per tutto il tempo passato insieme e per quello che ancora arriverà.”
I gemelli Schenatti incarnano dedizione, passione e quella forza silenziosa che rende speciale il rugby. Per il Sondrio Rugby e per tutto lo sport valtellinese, rappresentano un esempio da seguire, dentro e fuori dal campo. Se il premio “Lo Sportivo Sondriese” doveva andare a qualcuno, nessuno più di loro lo meritava. Come sul campo, anche questa volta hanno fatto meta: una meta tutta loro, più che meritata.