Stamane il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto, in Cattedrale, la Santa Messa delle 10, in suffragio di papa Francesco. Gremito di fedeli il Duomo. Fra le autorità erano presenti il sottosegretario al Ministero degli Interni, Nicola Molteni, i Prefetti di Como e di Sondrio, il presidente della Provincia di Como, diversi consiglieri regionali, il sindaco di Como, decine di sindaci del territorio, le autorità militari. Al termine della Messa il Vescovo Cantoni si è fermato a salutare personalmente i fedeli insieme alle autorità civili e militari presenti. Qui di seguito il testo dell’omelia del cardinale.
IN SUFFRAGIO DI PAPA FRANCESCO
Rientrato ieri sera da Roma, dopo aver preso parte alle esequie del nostro amato papa Francesco, in un contesto ecclesiale e affettivo a me più familiare, nel corso di una questa celebrazione eucaristica, in cui esaltiamo la misericordia divina, vorrei confidarvi alcune riflessioni, ben più ponderate e serene di tante dichiarazioni che qualcuno avrebbe preteso nei giorni scorsi dai cardinali.
La prima osservazione: la morte di Papa Francesco ha scosso il Mondo.
Sono accorse a Roma da ogni parte del mondo tantissime persone, alcune già presenti per le celebrazioni del Giubileo in atto, molte altre per dare un estremo saluto al papa defunto.
Penso alla fiumana di persone, con una lunghissima coda, protrattasi durante le notti scorse e al chiaror del mattino, salite alla basilica di s. Pietro, dopo ore di attesa, per poter vedere il Papa per l’ultima volta, deposto in una bara comune, tra commozione e lacrime.
Penso alle numerose persone, tra cui molti responsabili delle Nazioni, convenute ieri in piazza s. Pietro, per assistere ai funerali, trasmessi in tutto il mondo.
Penso anche alla vostra gentile presenza nella nostra Cattedrale, questa mattina, per ricordare insieme la figura e l’insegnamento del nostro amato Pontefice e per pregare insieme per lui, lodando il Signore che lo ha donato, non solo alla Chiesa cattolica, ma anche a tutto il mondo.
Ci sentiamo tutti un po’ orfani, privi di una guida sicura, come pecore senza pastore, essendo stato papa Francesco una persona illuminata e profetica, che nel nome di Dio ha scosso le coscienze di tanta gente, di ogni condizione sociale e di ogni fede, anche se spesso il suo grido accorato, soprattutto l’appello per la pace e per la fratellanza tra i popoli, non è stato preso in considerazione.
Il mondo è oggi in affanno e sente il bisogno di un padre che guidi le persone con tenerezza e insieme con autorevolezza. Papa Francesco in questi anni è stato il leader indiscusso più incisivo al mondo e il più autorevole, anche se si è sempre presentato con modestia, qualificandosi semplicemente come un “peccatore perdonato”. Tuttavia, ha guidato instancabilmente la Chiesa con coraggio e forza in anni segnati da molteplici crisi in tutto il mondo.
Oggi vogliamo ringraziare il Signore per papa Francesco che ci ha spronato alla costruzione del bene comune e ha saputo sostenerci dentro quel clima di incertezza e di paura in cui siamo coinvolti, così da orientare le persone e i popoli verso scelte ponderate e mature, per scongiurare la guerra e promuovere sentieri di pace e di giustizia, a difesa di tutti, soprattutto dei più poveri ed emarginati.
Una seconda osservazione.
Il calendario di Dio è molto diverso da quello dell’uomo e dalle sue aspettative.
È il Signore che guida la storia e proprio nel tempo pasquale la Chiesa lo acclama come kyrios, cioè il Signore, che salito alla destra del Padre, conduce la storia, orientandola verso i suoi fini, secondo i tempi da Lui definiti.
Per quanto, in questi ultimi mesi, la debolezza del Papa fosse evidente, nessuno avrebbe potuto prevedere la sua improvvisa morte dopo la sua piena immersione tra la gente in piazza s. Pietro, la mattinata di Pasqua, dopo la breve benedizione “urbi et orbi”.
Papa Francesco si è congedato dal suo popolo, dalla folla che amava incontrare e benedire, avendo fatto del contatto umano diretto la cifra del suo pontificato, senza tuttavia nascondere la propria fragilità. Ebbene, il Signore gli ha concesso di concludere così il suo ministero petrino, dopo aver donato tutto sé stesso e amandoci fino alla fine, a conclusione di un disegno organico completo, in cui i lunghi giorni del suo ricovero in ospedale gli hanno offerto l’occasione per rivelare il mistero salvifico della sofferenza.
Gli è stato così permesso di trasformare la propria fragilità in una occasione di pieno annuncio evangelico circa il valore salvifico della sofferenza.
Ancora: il disegno divino ha concesso a Papa Francesco che potesse morire, ossia iniziare la nuova vita, nel primo giorno della settimana della Misericordia, istituita per ringraziare la santissima Trinità per il dono grande della redenzione, compiuta da Cristo nel mistero pasquale. Settimana che ha avuto inizio proprio nella nostra diocesi, nel santuario della Ss. Trinità misericordia a Maccio di Villaguardia e che è destinata nel tempo ad estendersi alla Chiesa nel mondo intero.
Papa Francesco è definito il papa della misericordia. Essa non è certo una idea astratta, ma descrizione autentica del volto concreto del vangelo, dono divino che egli ha manifestato come massima rivelazione dell’amore del Dio trinitario.
È la misericordia che apre a speranza di vita nuova tutti gli uomini, dal momento che mediante di essa Dio restituisce dignità filiale, consolazione, perdono, quindi possibilità di rinascita.
Una terza e ultima considerazione.
Perché Francesco è così amato, perché ha conquistato il cuore della gente? Perché, umile e compassionevole, ha presentato il cuore di Dio agli uomini attraversi la persona pienamente umana e divina di Gesù e ha condotto gli uomini a sperimentare più facilmente la vicinanza di Dio dentro il vuoto spirituale che caratterizza la nostra epoca.
L’attenzione di Francesco agli ultimi, ai poveri, ai migranti ha fatto in modo che noi potessimo riconoscere in essi il sacramento di Gesù dentro il nostro mondo, governato dalla cultura della indifferenza.
Il suo grido profetico a vantaggio della pace e della fraternità rimarranno impressi nel cuore del popolo cristiano e di tutti gli uomini di buona volontà.
A buon diritto noi possiamo affermare che la certezza della misericordia di Dio è per noi fonte della speranza che non delude.
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