Il comparto automotive rischia il collasso industriale senza una rappresentanza equa in Europa
Roberto Castelli lancia l’allarme: il settore dell’automotive italiano e del Nord Europa vive una fase critica, con il rischio concreto di un “suicidio industriale” se non verranno ascoltate le istanze di chi rappresenta realmente le aziende del settore.
Il 12 settembre la Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, discuterà il futuro dell’industria automobilistica europea. Tuttavia, l’Automotive del Nord e l’Italia non sono stati invitati al tavolo decisionale, così come l’intera Automotive Regions Alliance (ARA), che riunisce circa 40 regioni europee con una forte presenza industriale nel comparto.
Una scelta che penalizza l’industria e i cittadini
Secondo Castelli, questa esclusione evidenzia un profondo scollamento tra le decisioni prese a Bruxelles e le esigenze concrete delle imprese e dei lavoratori. Senza un dialogo costruttivo con chi opera sul territorio, le conseguenze rischiano di essere pesanti: chiusura di stabilimenti, licenziamenti e perdita di competitività.
«Questa Europa, guidata dagli interessi franco-tedeschi, non rappresenta i popoli ma tutela solo i grandi potentati industriali» denuncia Castelli.
L’ARA ignorata nonostante il suo ruolo strategico
L’Automotive Regions Alliance (ARA) è nata per portare in Europa le esigenze del settore automobilistico, elaborando proposte concrete per tutelare la filiera produttiva. Tuttavia, come denuncia l’assessore lombardo Guidesi, presidente dell’ARA, l’alleanza non è stata invitata ai tavoli strategici sul futuro dell’auto.
Un paradosso, secondo Castelli, che sottolinea: «Si parla di Europa dei popoli, ma si preferisce decidere a porte chiuse, favorendo l’industria tedesca e lasciando fuori chi vive la realtà quotidiana del comparto».
Serve una riforma profonda delle politiche europee
Il messaggio di Castelli è chiaro: senza una riforma dell’Unione Europea che metta al centro le regioni produttive e l’industria reale, il rischio è la perdita di posti di lavoro e la desertificazione industriale.
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