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Olimpiadi Invernali 2026: fragilità dello spazio alpino, divari territoriali e la sfida della vera legacy

today5 Dicembre 2025

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A pochi giorni dalle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026, il dibattito pubblico è ancora concentrato sull’evento sportivo. Ma un seminario organizzato da INU Lombardia, insieme agli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti di Sondrio, ha spostato l’attenzione su un tema cruciale:
cosa resterà davvero ai territori alpini una volta spenti i riflettori?

L’incontro, ospitato nella Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio–BPER e curato da Stefano Di Vita, Luisa Pedrazzini e Pietro Maspes, ha messo al centro fragilità, opportunità e rischi della tanto evocata legacy dei Giochi.


Olimpiadi Invernali 2026 e riduzione dei divari territoriali: la domanda chiave

La questione emersa è semplice e titanica allo stesso tempo:

in che modo i Giochi Olimpici possono contribuire alla rigenerazione delle aree montane, riducendo storici divari territoriali?

Il seminario ha offerto risposte plurali, basate su studi, ricerche e testimonianze dirette.


Governance complessa, ritardi e territori esclusi: le criticità emerse

Nel contributo di Stefano Di Vita e Luisa Pedrazzini è apparso chiaro un primo bilancio non privo di ombre:

  • governance frammentata

  • ritardi nelle opere e concentrazione solo su quelle “necessarie”

  • incertezza sul loro utilizzo post-2026

  • aumento dei costi

  • scarso coinvolgimento degli Ordini professionali locali

  • esclusione dei territori non direttamente inseriti nei cluster olimpici

Un quadro che rischia di indebolire la costruzione di una legacy solida e condivisa.


La Valtellina come territorio “di mezzo”

Particolare attenzione è stata rivolta alla Valtellina, descritta come territorio intermedio tra città prealpine e località turistiche di alta quota.

Qui convivono:

  • conurbazioni in trasformazione

  • aree “di mezzo” in contrazione

  • valli laterali remote, ricche di qualità ambientale ma povere di servizi

La rigenerazione passa necessariamente per:

  • potenziamento dei servizi

  • pianificazione transcalare e transfrontaliera

  • cooperazione territoriale come vero motore di sviluppo


Le risorse strategiche dell’area retica: acqua, biodiversità e identità

Il sociologo Aldo Bonomi ha definito le Alpi retiche come “la nostra Amazzonia”, per la loro concentrazione di risorse ambientali e biodiversità. Da bis-residente, ha richiamato l’importanza delle relazioni tra la grande Milano e i borghi montani.

Bonomi sottolinea:

  • non esiste smart city senza smart land

  • Milano deve riconoscere la sua collocazione nella macroregione alpina

  • il marketing territoriale non basta: serve coscienza di territorio

L’obiettivo non deve essere imitare Cortina, ma costruire una piattaforma alpina autentica, basata sul valore della terra e sulle relazioni sociali.


Montagna, metropoli e sistemi territoriali complessi

Nel suo intervento, il geografo Paolo Torricelli ha offerto una lettura multilivello del rapporto tra montagna e metropoli, invitando a considerare le dinamiche a tutte le scale: locale, regionale, nazionale.


Oltre il turismo: nuove forme di abitare e accoglienza

L’urbanista Francesca Mazza ha proposto uno scenario “oltre il turismo”, dove il climate change e i cambiamenti nella domanda abitativa aprono nuove possibilità di rigenerazione.

La Valtellina potrebbe diventare laboratorio di:

  • sistemi di servizi interconnessi e multifunzionali

  • reti ambientali e fruitive

  • valorizzazione delle valli laterali e dei luoghi abbandonati


La sintesi locale: l’intervento di Pietro Maspes

Nel suo intervento conclusivo, Pietro Maspes ha riassunto il quadro in un messaggio netto:

  • i Giochi sono fatti

  • le opere sono quasi concluse

  • la vera sfida è la legacy

Perché la montagna tragga beneficio reale dall’evento, serviranno:

  • politiche coordinate a tutti i livelli istituzionali

  • visione di lungo periodo

  • partecipazione attiva della cittadinanza, come avvenuto a Milano durante Expo


Conclusione: una riflessione necessaria prima della “tempesta olimpica”

Il seminario ha riaperto un dibattito cruciale:
le Olimpiadi possono diventare una leva di sviluppo per i territori alpini solo se la governance sarà capace di trasformare un evento effimero in una strategia duratura.

Senza una visione condivisa, il rischio è che, passata la festa, resti solo la montagna a fare i conti con fragilità, ritardi e occasioni mancate.







Scritto da: Elena Botta

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