SONDRIO – “Il ritiro della proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR) è un passo importante per più motivi: innanzitutto perché salva, di fatto, la spina dorsale dell’agricoltura valtellinese, come frutticoltura e viticoltura, messe a rischio dall’ irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci”.
Questa la riflessione del presidente di Coldiretti Sondrio Sandro Bambini nel commentare l’annuncio della presidente del Commissione europea Ursula von der Leyen del rigetto della proposta nel suo intervento al Parlamento europeo dopo la grande manifestazione della Coldiretti a Bruxelles in occasione del Vertice Ue. “Giova anche fare chiarezza, e ricordare che già oggi la nostra agricoltura si classifica come la più green d’Europa con il maggior numero di imprese agricole che, in Italia coltivano con metodo biologico su circa 1/5 della superficie agricola totale e il taglio record in un decennio del 20% sull’uso dei fitofarmaci che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni. Farne a meno, ad oggi, non è possibile, e va altresì ricordato che, oggi, oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (86%) sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), Sul totale dei 317 allarmi rilevati nel 2022, 106 scaturivano da importazioni da altri Stati dell’Unione Europea (33%) e 167 da Paesi extracomunitari (53%) e solo 44 (14) hanno riguardato prodotti con origine nazionale. Va ricordato che sono proprio gli imprenditori agricoli a garantire la tutela dell’ambiente. Ma servono anche, secondo Coldiretti, mercati equi e trasparenti, riconoscendo l’importante principio della reciprocità e incentivando gli accordi di filiera. Inoltre, non va consentita la vendita sotto i costi di produzione”.
La decisione assunta in sede comunitaria è una risposta alla protesta degli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea, dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa fino ai giovani agricoltori alla quale aveva fatto seguito l’incontro tra il presidente della Coldiretti e la Von der Leyen.
“Il provvedimentoavrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all’importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un approccio realistico per sostenere l’impegno dell’agricoltura verso la sostenibilità, che resta e deve restare un principio chiave”.
Secondo lo studio della Commissione Europea peraltro – aggiunge Coldiretti Sondrio – “i maggiori impatti sulla resa si sarebbero verificati in colture che hanno una rilevanza limitata, come l’uva, il luppolo e i pomodori. Una vera assurdità se si pensa che l’Europa detiene il primato produttivo dell’uva, sia da vino – come in Valtellina e Valchiavenna – che da tavola che trasformata in vino, succhi, distillati. Non dimentichiamo che l’Italia, che si contende con la Francia il ruolo di principale produttore mondiale di vino ed il primo produttore di derivati di pomodoro in Europa, sarebbe il Paese più danneggiato da una politica europea folle e lontana dalle realtà delle imprese e dei consumatori”.
“La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani non si ferma” precisa ancora Bambini nel sottolineare che “Coldiretti non accetterà nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori poiché oggi occorre assicurare l’autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale. In tale ottica non è possibile neppure che l’allargamento dell’Unione all’Ucraina venga pagato dalle aziende agricole. Serve poi cancellare definitivamente l’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori. La parola chiave, anche in questo senso, è reciprocità. Un caso eclatante è il Mercosur, l’accordo commerciale con i Paesi sudamericani che va respinto. Da qui la richiesta di introdurre il criterio di reciprocità delle regole produttive”.
In relazione alle informazioni riportate dalla stampa, il Gruppo Rigamonti precisa di aver depositato il 5 febbraio scorso la rinuncia al procedimento per realizzare un nuovo insediamento produttivo presso il Comune di Montagna in Valtellina, di cui era in corso da quattro anni l’iter autorizzativo. “Prendiamo atto con dispiacere che non ci sono le condizioni per la costruzione di un nuovo polo produttivo – dichiara l’AD di Rigamonti, Claudio Palladi […]