“L’approvazione definitiva della Direttiva UE in materia di case green da parte del Parlamento Europeo apre uno scenario di medio-lungo termine che, stabilendo nuove regole per le prestazioni energetiche in edilizia con l’obiettivo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore entro il 2030 e giungere alla neutralità climatica entro il 2050, ci interpella complessivamente, sia come cittadini che come operatori del settore, e soprattutto interpella la Comunità europea nel suo insieme e il nostro Parlamento e Governo nello specifico”.
Così si esprime il presidente di ANCE Lecco Sondrio, Luca Fabi, proseguendo: “Se l’obiettivo a cui la direttiva tende è certamente condivisibile credo da ogni cittadino, essa determina uno scenario che, se da un lato detta precise indicazioni per le nuove costruzioni, dall’altro ripropone con forza e determinazione il grande tema della riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, di cui il nostro Paese si è occupato in questi ultimi anni con i diversi incentivi di cui il Superbonus 110% è stato certamente il più significativo ed impattante. Mentre sulle nuove costruzioni le tecnologie a disposizione ci rendono, come costruttori, assolutamente pronti e preparati per affrontare questa nuova sfida, sul versante della riqualificazione del patrimonio esistente il lavoro che ci attende è impegnativo, per le caratteristiche che hanno gli edifici – privati ma anche pubblici – delle nostre città”.
“Se guardo le prospettive che genera per il nostro settore, potrà indubbiamente essere una grande opportunità per la filiera delle costruzioni, e per l’importante indotto che ruota attorno ad essa, innescando un positivo trend di sviluppo per l’intero PIL. Ma centrare o meno l’obiettivo dipenderà dalle risorse che potranno essere messe in campo, sotto forma di incentivi, sia dall’Unione europea che dal nostro Paese. – precisa Fabi – Dobbiamo assolutamente evitare gli errori del 110%, che hanno determinato una serie di problemi: dall’aumento vertiginoso dei costi dei materiali alla loro difficile reperibilità, fino all’impatto eccessivamente oneroso sulla finanza dello Stato. Tutti problemi che non possiamo permetterci di dover nuovamente affrontare, anche perché in questo caso finirebbero per ripercuotersi negativamente sui cantieri impegnati nel processo di rigenerazione delle città”.
“Il dato positivo è rappresentato, in questo caso, dallo scenario di prospettiva che la Direttiva ci offre: per questo occorre che l’Unione Europea e il nostro Paese possano effettuare una programmazione decennale, tenendo conto sia della mole di interventi da realizzare, sia del volume complessivo di risorse da mettere in campo, sia infine delle disponibilità di Bilancio. – conclude Fabi – Come ANCE la ritengo dunque una sfida complessa e difficile, ma non impossibile, se sapremo fare della strategia e della programmazione, che sono per altro doti che una classe politica matura dovrebbe ben conoscere e praticare, i presupposti delle scelte che si andranno a compiere e del metodo di azione da intraprendere”.
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