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Bernardo Bernardini, ospite del Panathlon Club di Sondrio

today25 Novembre 2024

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“Il triathlon mi ha insegnato a considerare non tanto quello che avevo perso, ma cominciare a guardare quello che mi era rimasto”. Bastano queste parole per capire il carisma di Bernardo Bernardini, ospite del Panathlon Club di Sondrio e autore del libro “Finalmente corro”, in cui racconta senza filtri la sua storia di rinascita, fatta di coraggio e determinazione.

A soli 19 anni Bernardo, grande appassionato di volo con il sogno di entrare nell’Aeronautica (il padre è pilota militare) in un’esercitazione da solista precipita e, tra l’altro- si rompe tre vertebre e finisce in coma, paralizzato. Rimane per ben 90 giorni in ospedale. Secondo i medici, le possibilità di recupero sono minime: “Il mondo mi era crollato adesso – ha esordito Bernardini – quando si ha un trauma neuronale, c’è un dolore “che non c’è” e mi sembrava di essere in una vita di un altro. Il mio sogno di entrare in aeronautica si era infranto. Mi chiedevo ‘Come faccio ora ad uscire da qui?’ Ero completamente disorientato. La mia sensazione? Come la famosa foto dove rimane in piedi solo lo scheletro della Prefettura di Hiroshima dopo lo sgancio dell’atomica, devasto totale. Quello che mi ha salvato è stato Elio e le storie tese: ridevo e trovavo uno spazio mio, allontanandomi da quell’inferno.”

Ad un certo punto è però arrivata la svolta: “I miei genitori sono state le mie prime “gocce di propellente” – ha ricordato – poi la differenza l’ha fatta riuscire a passare a concentrarmi da quello che non c’era più a quello che avevo.”

Ed è così che inizia a informarsi il più possibile, a praticare sia fisioterapia che sport, nonostante le sue capacità di muoversi fossero ridotte al 70%. Ha iniziato a camminare usando tutori alle gambe, e dopo 15 anni di fisioterapia ha iniziato nuovamente a correre. E ora gareggia con i normodotati nel triathlon.

É stato proprio il confronto con i normodotati ad avergli consentito di fare pace con sé stesso: “Ho sempre cercato di negare di essere un invalido e sembrare il più possibile una persona normale – ha spiegato – invece fare triathlon in una squadra di normodotati mi ha costretto a paragonarmi con loro, accettando finalmente le mie limitazioni.”

Limitazioni che non li hanno però di certo negato di raggiungere i propri obiettivi: al contrario, proprio questo processo di accettazione gli ha consentito di intraprendere la strada giusta per tornare a correre e a sorridere: “Gareggio per divertirmi -ha confidato- ma anche per dimostrare che, con dedizione e volontà, circondato dall’amore di chi mi è stato accanto, le difficoltà si possono superare. I sogni sono lì ad aspettarci”.

Bernardo ora ha fondato “4All A.S.D”, una società che organizza eventi sportivi inclusivi: “Normodotati e disabili si uniscono per fare sport insieme, perché il mio obiettivo è proprio questo -ha confidato- unire tutti allo stesso modo. Per arrivare lì, tutti si devono impegnare. La magia dello sport sta proprio nella condivisione dei valori che consente di andare oltre le differenze. Entrare nella squadra di triathlon di normodotati mi ha cambiato davvero tutto – ha concluso – mi sono reso conto che i gruppi precedenti erano dei “ghetti”. Idee diverse creano invece nuove prospettive.”

E che Bernardo abbia una mente che sappia illuminare, lo dimostra anche il suo supporto all’associazione “Il Filo di Simo”, fondato a supporto dei giovani con problemi depressivi: “Tramite le nostre attività raccogliamo fondi per offrire delle borse di studio sportive ai giovani in difficoltà – ha sottolineato Bernardo -perché lo sport è uno dei più potenti antidepressivi”.

“Questa sera abbiamo avuto un ospite che esprime al meglio i valori panathletici – ha chiosato il Governatore di Area 2 Lombardia Attilio Belloli, presente alla serata conviviale su invito del Presidente del Club Luigi Azzalini- Quello che il Panathlon cerca di fare è sviluppare la cultura sportiva e per facilitare il nostro percorso di incontro ci troviamo a cena. La tavola è il centro conviviale per eccellenza – ha proseguito – ma non perdiamo di vista il nostro obiettivo, ovvero dare il nostro contributo nella cultura sportiva, non in quella enogastronomica.







Written by: Elena Botta

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