Ambiente e Territorio

La sindrome di Tafazzi: il turismo che si fa male da solo

today2 Luglio 2025

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consorzio turistico sondrio e valmalenco
Non sappiamo se l’OMS o il CDC abbiano ufficialmente riconosciuto questa sindrome o meno, ma pare venga rilevata sempre più spesso in questo periodo, tornando con proposte di “di nuovi modelli di turismo”, più sostenibile, più lento, più consapevole. Perfetto sulla carta,  peccato però che parta dall’ equivoco che forse non esista un nuovo modello soprattutto governabile. Ma, visto il diffondersi veloce e recidivo di questa sindrome, ci viene il sospetto che sia contagiosa, e potrebbe essere diventate endemica in alcuni territori.

Per adesso “La Sindrome di Tafazzi”, si insinua nella mente soprattutto in questo periodo dell’anno, lasciando dietro di sé una scia di chiacchiere come nella buona tradizione estiva e che spesso si affievoliranno con la prime nevicate invernali. Ma come si manifesta questa misteriosa e crudele malattia? Come si arriva alla sua diagnosi? proviamo a conoscere insieme quali sono i sintomi principali.

Sintomo n.1: ripetere frequentemente “Dobbiamo attirare un turista colto e alto spendente”

E qui, amici miei, si apre il vaso di Pandora. Presi dalla sindrome, molti, si lanciano in un’ossessione senza fine per attirare il turista colto e alto spendente, quello che vorrebbe spendere migliaia di euro per visitare il nostro territorio, che legge Proust e ascolta Bach. Ma a volte il turista colto e alto spendente, è ahimè solo un miraggio.

Sintomo n.2: “Dobbiamo destagionalizzare” sintomo traducibile anche in destagionalizzazione compulsiva. Ormai in preda alla follia, ci si aggrappa alla velleità di far durare il turismo tutto l’anno. Ma i turisti si ostinano a voler venire sempre e solo in “alta stagione” e il risultato è spesso una sorta di Frankenstein turistico, fatto di eventi incoerenti e promozioni che non riescono a destagionalizzare nulla. Anche perché per diversi mesi all’anno molte attività sono chiuse.

Sintomo n.3: Ripetere ossessivamente “Facciamo un portale”

Forse il più devastante, è l’ossessione per la creazione di un portale turistico. Ma non un portale qualunque, bensì un portale innovativo, un portale che possa rivoluzionare il turismo nella nostra amata destinazione. Un portale che “faccia concorrenza a “buking” (scritto volutamente così).

Sintomo n.4:  “Un Turismo sostenibile” smettiamola di raccontarcela, o cominciamo a raccontarlo meglio.

Per raggiungere questo obiettivo, la sostenibilità deve essere comunicata come un valore aggiunto, non come messaggio. Non basta dire “siamo certificati” o “siamo green”, perché questi concetti parlano più agli addetti ai lavori che al turista comune. In passato mi è capitato di leggere e ascoltare esperti di turismo raccontare la storia che i turisti sostenibili, pardon i viaggiatori, disposti a pagare di più e a essere più “fedeli” se una struttura o una destinazione è green. A sostegno di questa tesi si citano studi e ricerche basati su dichiarazioni di intenzioni e valutazioni, peccato che i dati sui comportamenti effettivi ci dicano un’altra storia. Infatti, un recente studio dell’Ehrenberg-Bass Institute (ndr. uno dei centri di ricerca di marketing più prestigiosi a livello globale), dopo una analisi su 22 territori confutati da dati su attività reali, siano chiari e tendono a sfatare un mito “classico” sul turismo sostenibile.

 

 

 

 

 

 

Chi sceglie territori sostenibili assomiglia in tutto e per tutto agli altri clienti. Nessuna nicchia verde. Solo una leggera sovra-rappresentazione delle classi sociali più alte che comunque comprano in modo identico agli altri: provano, cambiano, mischiano. Non è sufficiente dire “siamo green” o “siamo certificati”, perché questi concetti parlano più agli addetti ai lavori che al turista comune.

In conclusione, per una stazione turistica, è chiaro che si debba tutelare il proprio territorio ma, resta altrettanto essenziale promuovere la propria destinazione migliorandone concretamente il lavoro degli operatori, ottimizzando le risorse e creando sinergie utili. In un settore sempre più competitivo, la vera sfida è essere rilevanti, accessibili e presenti nei momenti in cui i viaggiatori prendono decisioni.

In sintesi, essere sostenibili non significa semplicemente dirlo, significa farlo vivere agli ospiti, in modo che siano loro stessi a raccontarlo. Ci dobbiamo credere e dimostrarlo a 360° guarendo così dalla sindrome di Tafazzi.

PS: Mi segnalano che ci potrebbe essere anche un nuovo “ceppo” della sindrome di Taffazi con nuovi sintomi, forse ancora più subdoli, che si manifestano con vaneggiamenti su “overtourism” e “disneyficazione”. I ricercatori stanno ancora indagando, ma di questo avremo modo di riparlarne..







Scritto da: Elena Botta

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