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RSA in Lombardia: aumentano i fondi, ma le famiglie restano senza tutele

today14 Luglio 2025

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Bandiere Cgil Cisl Uil

La Regione Lombardia stanzia 200 milioni di euro in più all’anno per le Residenze Sanitarie Assistenziali rispetto a quattro anni fa. Un impegno che, almeno sulla carta, dovrebbe rafforzare il sistema sociosanitario lombardo. Eppure le famiglie continuano a pagare rette insostenibili, in molti casi superiori ai 2.000 euro al mese. A denunciarlo sono i segretari regionali di CGIL, CISL e UIL: Monica Vangi, Roberta Vaia e Salvatore Monteduro.

Nonostante l’aumento delle risorse – stabilito da una nuova Delibera di Giunta per coprire i costi dei rinnovi contrattuali – il sistema resta profondamente squilibrato. Gli enti gestori ricevono fondi pubblici, ma non hanno vincoli reali sull’adeguamento delle rette. Il risultato? Chi ha un familiare ricoverato in RSA, anche in una struttura pubblica o accreditata, è comunque costretto a sostenere spese crescenti, spesso fuori controllo.

«La quota a carico delle famiglie lombarde continua a superare quella prevista dalla normativa nazionale – denunciano i sindacati – e gli aumenti avvengono senza alcuna trasparenza».

Fondi pubblici senza regole: un paradosso da correggere

Il paradosso è evidente: le RSA ricevono soldi pubblici ma restano libere di aumentare le tariffe come vogliono, senza dover rendere conto a nessuno. Una situazione che CGIL, CISL e UIL giudicano inaccettabile. Per questo chiedono un cambiamento radicale nelle politiche regionali.

Le tre priorità indicate dai sindacati sono chiare:

  • Bloccare i rincari delle rette, oggi fuori controllo;

  • Valorizzare concretamente il lavoro di cura nelle strutture sociosanitarie;

  • Rivedere gli standard assistenziali, per garantire qualità e sostenibilità.

Secondo Vangi, Vaia e Monteduro, la Regione deve introdurre un sistema di condizionalità: ogni euro di fondi pubblici dovrebbe essere vincolato al rispetto di criteri precisi, a partire dal contenimento dei costi per le famiglie.

Basta interventi tampone: serve una riforma vera

Il rischio più grande è che questo ennesimo provvedimento si trasformi nell’ennesimo “intervento tampone”: utile per tamponare emergenze, ma incapace di risolvere i problemi strutturali del sistema RSA. Nel frattempo, le famiglie lombarde continuano a essere lasciate sole, senza tutele, in balia di un mercato sempre più privatizzato.

«Siamo pronti a sederci con tutte le Parti coinvolte per costruire una riforma condivisa – concludono i segretari – una riforma che metta al centro le persone: utenti, famiglie e lavoratori. La cura non può diventare un lusso riservato a pochi».

CGIL, CISL e UIL Lombardia alzano la voce, chiedendo una svolta. Perché la cura non è un privilegio, ma un diritto. E senza una visione chiara e coraggiosa, ogni aumento di risorse rischia di finire nel solito buco nero.







Scritto da: Elena Botta

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