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Davvero imperdibile il nuovo appuntamento della 60^ Stagione “Amici della Musica/Orchestra Vivaldi” che al Teatro Sociale di Sondrio , grazie a un imponente sforzo organizzativo, presentano la Missa solemnis in re maggiore, op. 123, di Ludwig van Beethoven , capolavoro assoluto della musica di tutti i tempi che favorisce una immersione totale dell’ascoltatore in quest’opera di arte sacra, quasi a volerlo indurre al superamento del filtro della ragione per trasportarlo nell’intimo delle sue emozioni.
A cimentarsi col capolavoro beethoveniano sarà l’ Orchestra Antonio Vivaldi diretta da Lorenzo Passerini, reduce dal successo conquistato al Capitol di Toulouse con la nuova produzione di Boheme affidata a un cast di giovani e già affermati cantanti e ora in permesso dal Teatro di Colonia dove si è subito trasferito per una nuova Bohème.
Il quartetto di affermati solisti di canto sono il soprano Sarah Tisba , il mezzosoprano Alessia Nadin , il tenore Luigi Albani e il basso Alberto Rota. Impegnativa sarà la prova che spetta anche al Coro Ut Ensemble , diretto da Lorenzo Donati , compositore e violinista che svolge un’intensa attività concertistica soprattutto in Italia.
Il Coro abbraccia un repertorio che si snoda dal madrigale alla musica da camera, e certamente questo della Missa di Beethoven è uno degli impegni che più lo coinvolgono.
Definita “opera della tarda maturità”, la Missa solemnis, assai vicina allo spirito e alle atmosfere della “Nona”, si manifesta da subito come un esempio autorevolissimo di saggezza e di cultura musicale ribadendo e anzi accrescendo il rispetto che l’umanità intera deve al titanico compositore.
La partitura è infatti alta, profonda, esigente, pluridimensionale, sulla quale non è consentita alcuna valutazione negativa o anche solo incerta.
Fra le innumerevoli messe scritte dai più illustri compositori (pensiamo a Bach, a Mozart, a Verdi, a Brahms…) la Missa di Beethoven riveste un ruolo unico e speciale, forse per molti versi senza confronti.
Vi si sente un insopprimibile bisogno di libertà e di aneliti spirituali.
Impeto interiore, contrasti accentuati, furori preromantici si cimentano con un equilibrio formale e al tempo stesso autentico: il tutto per aprire alla musica nuovi e moderni orizzonti.
L’uso dell’attributo ‘difficile’ nel caso della “Messa” beethoveniana riguarda in egual misura l’ascoltatore e l’interprete.
Il coro, ad esempio, è qui senz’altro parte preponderante e costituisce una massiccia cornice attorno ai quattro solisti di canto (un canto delicato) che, in perfetta sintonia con l’orchestra, conferiscono alla composizione una veste sonora intensa e voluminosa, ma a tratti dolce e pacata.
Le espansive dimensioni dell’opera si offrono come tendenza musicale storica e come fonte inesauribile di idee, ad altri importanti autori che hanno la loro punta estrema in Gustav Mahler e la sua sontuosa e sterminata “Ottava Sinfonia”.
Infatti anche Mahler, non a caso devoto a Beethoven, scrive quest’opera oceanica quasi con la volontà di confondere l’ascoltatore e fargli compiere lo sforzo sovrumano ma sublime di intuire il Divino.
Come appunto ha fatto Beethoven.
Written by: Redazione