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Alta tensione fatale, non ce l’ha fatta la femmina di gipeto Ortler

today26 Maggio 2023 613 1

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ortler

Il 23 maggio è morto il gipeto che era stato ricoverato per danni da elettrocuzione lo scorso 16 aprile.

La vicenda ha rappresentato un importante esempio di collaborazione volontaria a livello internazionale, in nome della conservazione.

Il 22 maggio la Casa di Cura Veterinaria Mont Emilius (AO) ha comunicato la notizia al Parco Nazionale dello Stelvio: Ortler è morta.

Non sono servite le meticolose cure e lo straordinario coordinamento medico internazionale che dal 16 aprile 2023 seguiva la degenza di Ortler, femmina di gipeto di 22 anni, della coppia ‘Serraglio – Ofenpass’, che si riproduce a cavallo del territorio del Parco dal 2006.

Il gipeto era stato trovato in chiaro stato di difficoltà a terra, nella zona dei Laghi di Cancano.

Il recupero è avvenuto il 16 aprile scorso ad opera di Antonella Cordedda, veterinaria del Parco dello Stelvio e Andrea Roverselli, parte del team di monitoraggio dei grandi rapaci del Parco.

Dopo essere stato catturato, l’animale è stato trasportato con urgenza al CRAS San Rocco di Ponte in Valtellina dove nel giro di poco tempo è arrivata la diagnosi: trauma da elettrocuzione. “L’impatto con le linee della media tensione presenti presso le dighe di Cancano”, spiega Antonella Cordedda, “ha infatti causato ferite visibili all’ala destra e alla zampa sinistra dell’animale che, nei primi giorni di ricovero, hanno richiesto terapie di supporto e trattamenti specifici (laser terapia) agli arti lesionati”.

Sono inoltre stati condotti diversi esami per verificare se l’esemplare avesse riportato danni anche agli organi interni, o ci fossero tracce di intossicazione da piombo che avrebbe potuto determinare anomalie nel comportamento, a loro volta potenziale causa dell’impatto con la media tensione.

Miglioramento illusorio
Dopo l’esclusione dell’intossicazione da piombo, nonostante alcuni parametri dell’animale fossero in netto miglioramento, in pochi giorni la situazione è peggiorata con il manifestarsi dei caratteristici segni della necrosi da elettrocuzione: cedimento della cute, dei tendini, delle fasce muscolari ed esposizione dei calami delle penne.

I medici veterinari hanno subito capito che, vista la gravità della situazione, il recupero della capacità di volo e il conseguente ritorno alla vita libera sarebbero stati impensabili.

Ma la vita di una femmina di gipeto è preziosa in termini di valore biologico, anche come potenziale riproduttrice in cattività e conservazionistico, come custode del complessivo patrimonio genetico della popolazione.

Da qui la decisione di procedere con la delicata operazione di amputazione dell’ala danneggiata e quindi il successivo trasferimento nei Pirenei dove sarebbe stata accolta in un centro specializzato in recupero e riproduzione.

La decisione è stata presa in accordo con il Direttore Sanitario del CRAS, il Medico Veterinario Dott.

Ernesto Cazzaniga, il Dott.

Cristini, Responsabile del CRAS per la Provincia di Sondrio e il Dott.

Luca Pedrotti, Coordinatore scientifico del Parco dello Stelvio.

L’animale è stato trasferito alla Casa di Cura Veterinaria Mont Emilius (AO), dotata delle strumentazioni adatte a questo tipo di intervento, e alle cure del Dott.

Michel Mottini, contattato fin dal primo giorno di ricovero dell’animale.

Erano nel frattempo state avviate le pratiche per il successivo espatrio dell’animale con il Dott. Àlex Llopis della Vulture Conservation Fundation in Spagna che aveva seguito tutte le operazioni in remoto, dal primo giorno di ricovero.

L’operazione ha avuto successo e i giorni seguenti l’animale ha mostrato segni di vitalità e miglioramento ma, purtroppo, in breve le condizioni del gipeto sono nuovamente peggiorate in conseguenza della necrosi alla zampa.

Decisione inevitabile
Il 21 maggio i medici, viste le gravi condizioni dell’animale, hanno preso di concerto la decisione di sopprimere l’animale, ma il giorno prima dell’intervento, Ortler è morta a causa di un definitivo peggioramento. “Si è trattato di una complessa e delicata operazione di recupero e cura, che ha viste coinvolte realtà e competenze a livello internazionale”, spiega Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco Nazionale dello Stelvio, “e l’efficacia, la tempestività e il carattere volontaristico dell’intera opera di collaborazione messa in moto nel tentativo di salvataggio, sono state fonte di motivazione e grande soddisfazione, dimostrando che il valore della natura può attivare dinamiche positive e edificanti ”.

Il costo totale dell’intera operazione, a carico del Parco Nazionale dello Stelvio, è consistito nelle spese di trasporto dell’animale da Ponte alla Casa di Cura Mont Emilius e nel costo dell’operazione di amputazione.

Il costo delle prestazioni del CRAS è stato coperto dalla Provincia di Sondrio mentre le restanti cure sono state prestate in maniera totalmente volontaria da parte dei medici coinvolti.

Interramento delle linee unica soluzione
“Ortler era in fase avanzata di nidificazione e cura del giovane che dovrebbe involarsi nel mese di luglio”, spiega Pedrotti. “Il monitoraggio successivo all’evento, grazie al contributo dei Carabinieri Forestali e di Andrea Roverselli, ha permesso di verificare che il maschio della coppia sta tuttora proseguendo nella cura e alimentazione del piccolo”.

Le linee della media e alta tensione sono trappole mortali che, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, causano ogni anno la morte di oltre 20.000 animali, fra cui grandi rapaci notturni o diurni, come il gipeto, con un tasso di mortalità annuale di 3 esemplari morti per km di linea.
“L’elettrocuzione è uno dei fenomeni più negativi che caratterizzano la coesistenza fra uomo e fauna e una sfida importante”, spiega Franco Claretti, direttore del Parco Nazionale dello Stelvio, “su cui l’area protetta ha il dovere di sensibilizzare la comunità e di proporre, soluzioni, come quella della segnalazione e dell’interramento delle linee.

Tali interventi rappresenterebbero azioni importanti per mitigare il problema e muoversi nella direzione di una positiva coesistenza fra uomo e fauna”.







Written by: Redazione

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