Ambiente e Territorio

“Regione e Comune hanno agito nell’ombra contro i cittadini” — Comitato Alute e Italia Nostra denunciano il decreto nascosto

today17 Ottobre 2025 777

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Duro attacco congiunto del Comitato a tutela dell’Alute e di Italia Nostra: “Un decreto tenuto nascosto per mesi smentisce la narrazione ufficiale della sindaca. Altro che sospensione: la tangenzialina è già stata riprogrammata.”
Bormio – 16 ottobre 2025.

Il velo è caduto. Durante l’udienza pubblica del Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia, sezione III, è emersa una verità che Comune di Bormio e Regione Lombardia avevano accuratamente taciuto.

Contrariamente a quanto raccontato dalla sindaca nei mesi scorsi — una “sospensione” del progetto Tangenzialina e una futura “rimeditazione dopo le Olimpiadi” — il progetto non è mai stato sospeso. Anzi: con decreto regionale n. 10524 del 23 luglio 2025 l’avvio dei lavori è stato ufficialmente riprogrammato al 28 luglio 2026.

A denunciarlo pubblicamente sono il Comitato a tutela dell’Alute e l’Italia Nostra APS – Associazione Nazionale per la Tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione, promotori del ricorso contro Regione e Comune per lo stralcio definitivo dell’opera.


L’Alute: un’area agricola strategica che vogliono asfaltare

La Piana dell’Alute è un’area verde e agricola a sud di Bormio, classificata dalla stessa Regione Lombardia come “Corridoio primario della Rete Ecologica Regionale”. È un corridoio naturale prezioso per biodiversità, equilibrio idrogeologico e paesaggio.

Su quest’area è previsto il tracciato della Tangenzialina dell’Alute, un’opera da 7 milioni di euro nata come infrastruttura “olimpica” ma ormai priva di senso. Per i comitati, si tratta di un progetto anacronistico, ambientalmente devastante e politicamente opaco.


Il decreto nascosto

La denuncia è netta: Comune e Regione hanno tenuto nascosto per mesi il decreto regionale che riprogramma la partenza dei lavori. Il documento è stato depositato in giudizio solo alla vigilia dell’udienza, tardivamente e in violazione delle regole processuali.

“Non si è trattato di trasparenza ma di una rivelazione forzata, quando ormai non avevano più scelta,” affermano i promotori del ricorso. “Mentre la sindaca rassicurava i cittadini, l’amministrazione teneva nel cassetto un atto che cambia radicalmente la partita.”

Il decreto, diversamente da quanto raccontato pubblicamente, non sospende nulla: riaccende la macchina dei lavori per l’estate 2026. Tutto deciso, in silenzio.


Una strategia per colpire nell’ombra

Secondo il Comitato e Italia Nostra, la strategia è stata deliberata: sedare l’opposizione promettendo una pausa, aspettare che i riflettori olimpici si spengano e poi ripartire quando l’attenzione pubblica sarà bassa.

Un piano calcolato per portare avanti un progetto controverso senza confronto democratico.
Il decreto non è mai stato discusso in Consiglio Comunale, né pubblicato sull’albo pretorio, né comunicato ai cittadini.


Violazione della trasparenza amministrativa

Il decreto regionale n. 10524 si dichiara “esente dagli obblighi di pubblicazione” previsti dal D.Lgs. 33/2013. Una scelta definita “arrogante e giuridicamente forzata” dai ricorrenti, perché riguarda un’opera pubblica multimilionaria.

“A nostro avviso, è una forzatura che viola apertamente la legge sulla trasparenza,” spiegano i comitati. “Non solo l’atto andava pubblicato, ma la pubblicazione è condizione necessaria per la sua validità. L’assenza di trasparenza è un fatto politico e giuridico gravissimo.”


Un ricorso necessario

L’occultamento ha costretto i ricorrenti a presentare un nuovo ricorso incidentale per motivi aggiunti. Un aggravio di costi e tempi che pesa su cittadini e associazioni colpevoli solo di difendere la legalità.

Nel frattempo, la Regione procede con un progetto che calpesta i vincoli ambientali imposti… da sé stessa. L’Alute è infatti parte integrante della rete ecologica regionale, con vincoli inderogabili.


Un progetto vecchio e in contrasto con la Costituzione

Il progetto Tangenzialina si basa sulla “pubblica utilità olimpica”, oggi decaduta.
Inoltre, ignora la Legge Costituzionale n. 1/2022, che inserisce la tutela dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali della Costituzione italiana.

Ogni opera pubblica deve oggi superare un “esame generazionale”: dimostrare di non compromettere il diritto al futuro. Questo progetto, denunciano i comitati, viola quel patto costituzionale.


“Una comunità tradita”

“Questa non è solo una battaglia per l’ambiente,” affermano Comitato e Italia Nostra, “ma per la legalità e la dignità democratica. Regione e Comune hanno tradito la fiducia della comunità che dovrebbero rappresentare e difendere.”

I promotori chiedono alla sindaca di Bormio risposte pubbliche e immediate e invitano l’amministrazione comunale e la Regione Lombardia a rinunciare definitivamente al progetto.


L’appello alla cittadinanza

Il messaggio è chiaro e diretto:

“Chiediamo alle forze politiche, sociali e ai cittadini di Bormio di prendere coscienza della gravità di quanto accaduto. Questa è una battaglia per il territorio, per il futuro e per il diritto a essere governati con onestà.”








Scritto da: Elena Botta

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