È uno sport ancora poco conosciuto, eppure abbiamo il vanto di avere gli atleti più promettenti della disciplina, senza tener conto che il lago di Como ne è la sua culla.
Stiamo parlando del wakeboard, pratica sportiva molto in voga negli Stati Uniti ma che, a poco a poco, si sta ritagliando la sua fetta di interesse anche in Italia.
E due degli astri nascenti della specialità sono a due passi da casa nostra. Stiamo parlando di Alizé Piana e Federico Dallago, ospiti speciali della conviviale di settembre del Panathlon che, per l’occasione, si è trasferito sulle sponde del lago di Lecco per scoprire i segreti di questa pratica ancora poco conosciuta.
E sono stati proprio loro, anche con una dimostrazione pratica sul campo, a spiegarci le particolarità di questo sport: “Il wakeboard sfrutta lo stesso principio dello sci nautico – ha esordito la ventenne Alizé, già campionessa mondiale juniores nel 2021- in cui viene utilizzata la barca con il bilancino per mantenere l’equilibrio, come nello sci nautico. La differenza sta nell’attrezzo e nel tipo di trazione se praticato nei cable-park – ha proseguito – nel wake proviene dall’ alto, mentre nel traino a motore il bilancino sta all’altezza del bacino.
La giovane ha poi evidenziato alcuni degli aspetti fondamentali di questo sport, tra cui la superficie dell’acqua che deve essere completamente piatta, priva di onde: “Il nostro scopo è quello di sfruttare esclusivamente l’onda della barca per poter fare le evoluzioni, come se si fosse su un pipe con lo snowboard”. – ha spiegato la campionessa non solo di sport, ma anche di vita
Sì perché Alizé è stata vittima di un terribile incidente stradale che le ha bruciato mani e viso, e nonostante i medici le avessero sconsigliato di praticare sport, lei non si è fermata, anzi: ha trovato nel wake la forza di combattere e continuare a lottare: “Lo sport mi ha insegnato a non mollare mai – ha raccontato con gli occhi che brillavano – e la dimostrazione è stata la conquista del titolo mondiale poco tempo dopo l’incidente. Per me è stata una rinascita. Sono solo grata di aver avuto il wakeboard che mi allontanata da quel periodo buio.”
La sua palestra è stato il lago di Lecco e Como, che si presta perfettamente alla pratica di questa disciplina: non a caso il gotha degli sport acquatici proviene proprio da qui, come evidenziato da Marco Gerosa, titolare dell’azienda che produce strumenti di traino elettrici per wakeboard: “Qui si trovano i fenomeni dello sci nautico e del wakeboard, Alizé e Federico ne sono l’esempio vivente- ha spiegato – nel giro di pochi km abbiamo 7 club e ognuno di loro ha forgiato un campione.”
L’ospite ha raccontato la nascita e l’evoluzione del cable, sorto in Germania nel 1961 e in Italia approdato dopo l’arrivo del wakesurf: “I costi del traino a motore in acque aperte sono elevatissimi – ha illustrato Gerosa – poiché le barche hanno caratteristiche specifiche per ogni disciplina e, avendo una notevole potenza, necessitano continuamente di rifornimento. Da qui è nata l’idea di creare degli impianti ridotti che consentano il traino elettrico: questo consente sia ad una platea più ampia di poterlo praticare, ma anche di poter realizzare dei veri e propri “parchi sportivi”, dove unire tanti sport ed attività.
In Germania si chiamano “water sport complex”, luoghi spesso dismessi che vengono riqualificati per creare impianti ad hoc.
Federico il suo “impianto” lo ha invece direttamente fuori casa, perché lui è nato e cresciuto in barca: “Mio padre è anche il mio allenatore e fondatore del Sambuca Team di Abbadia Lariana, dove siamo tesserati io e Alizé – ha raccontato il giovanissimo atleta che, a soli 15 anni, vanta già un titolo europeo e uno mondiale di categoria – e ho la fortuna di potermi allenare ogni giorno. Arrivo a svolgere fino a 100 ore l’anno, contro le 40/50 di chi non ha disposizione una propria barca.”
Durante la serata sono intervenuti anche i soci Alessandro Vanoi, segretario generale della Federazione Italiana Sci Nautico, Wakeboard e Surfing e Giorgio Rusconi, campione italiano over 65, che si sono invece soffermati sullo sci nautico: “Le discipline sono tre – ha specificato Vanoi – lo slalom, il salto e le figure, cioè le evoluzioni trainati dalla barca. La tendenza attuale è quella di specializzarsi in un solo settore – ha proseguito -non solo per i costi elevati (si parla di 3 euro al minuto) ma anche per poter essere più performanti in una singola disciplina.”
Il socio ha proseguito entrando nei dettagli dell’evoluzione della specialità, quando negli anni 60 è emerso il wake, inizialmente ostentato dal Coni ma ora entrato a tutti gli effetti sotto l’ala federale. Solo una decina di anni fa è approdato invece il wakesurf, trainato da motoscafi ancora più potenti necessari per creare onde alte anche un metro e mezzo: “Il successo di questa disciplina – ha sottolineato il rappresentante della Fi – sta nel fatto che l’onda che si genera, sempre costante e senza variabili, risulta molto più semplice da cavalcare rispetto a quella del mare, senza tenere conto che si può rimanere sul wake per molto più tempo rispetto alla normale tavola da surf.”
Rusconi si è invece soffermato sulla sua disciplina, lo slalom con gli sci, in cui l’obiettivo principale è quello di percorrere tutte le boe nel minor tempo possibile: “La difficoltà non solo sta nella velocità della barca che ti trascina – ha chiosato – ma anche dal traino che, poco alla volta, si accorcia fino ad arrivare al limite dell’imbarcazione.”
E dopo vari aneddoti e filmati, il presidente del Club Nicola Tomasi ha chiuso la serata annunciando che, nel prossimo appuntamento di ottobre del gruppo, dall’acqua si passerà alla neve parlando dei Winter World Master Games 2024, in programma il prossimo gennaio proprio sulle nostre montagne, da Vermiglio alla Valtellina sino alla Valchiavenna.
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