Si è spento Attilio Damiani, 89 anni, sondriese e figura leggendaria del motociclismo in salita. Insieme a Omobono Tenni è stato uno dei nomi più rappresentativi mai espressi dal territorio valtellinese sulle due ruote. Tra il 1959 e il 1963 conquistò cinque titoli italiani consecutivi nelle gare di velocità in salita, imponendosi in sella alla Moto Morini ufficiale e scrivendo pagine indelebili della storia motoristica nazionale.
Portacolori del Moto Club Sondrio 1931, Damiani era conosciuto nell’ambiente come il “maestro” di Giacomo Agostini: fu lui a trasmettere al giovane talento bergamasco i segreti e le astuzie delle corse in salita. Agostini, poi destinato a una carriera straordinaria, non mancò mai di riconoscere il debito di gratitudine verso colui che nel paddock veniva soprannominato “l’aquila della Valtellina”.
La sua classe e la sua determinazione colpirono anche Alfonso Morini, che lo volle alla guida delle proprie moto. Damiani seppe valorizzarle come pochi altri, portandole spesso alla vittoria. Fu anche un innovatore: molto prima che diventasse consuetudine nel Motomondiale, adottò la tecnica di staccare la gamba dalla pedana in ingresso curva, una soluzione pensata per affrontare il brecciolino tipico delle strade di montagna dell’epoca. Proprio per questo, tra amici e colleghi, veniva chiamato in dialetto “el gambeta”.
La sua carriera agonistica si interruppe bruscamente dopo il quinto titolo tricolore. Un mancato accordo contrattuale con la casa bolognese, come lui stesso raccontava, gli fece perdere l’opportunità di continuare a correre nel 1964 con una moto competitiva. Nonostante le proposte ricevute a stagione già avviata, Damiani scelse di ritirarsi, amareggiato dallo sgarbo subito, pur essendo ancora il campione in carica e un pilota vincente.
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