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La Lombardia risulta sostanzialmente in linea con il dato nazionale , con alcune peculiarità dovute a situazioni locali: sono questi gli aspetti che balzano all’occhio alla lettura dei dati sui contratti per i medici specializzandi che non sono stati assegnati , in quanto non scelti dai giovani colleghi, oppure abbandonati dopo il primo anno , in seguito a un nuovo concorso e alla scelta di una nuova specializzazione.
Su 5.106 contratti statali disponibili negli ultimi due anni, il 18% è stato non assegnato o abbandonato .
In testa, tra le discipline meno ambite in termini percentuali, in trend con il dato nazionale, vi sono Patologia Clinica e Biochimica Clinica (91%), Microbiologia e virologia (88%), Farmacologia e Tossicologia Clinica (86%), Medicina e Cure Palliative (77%), Medicina nucleare (72%) e Medicina d’emergenza-urgenza (60%).
“In buona sostanza – commenta Stefano Magnone, Segretario Regionale di ANAAO-ASSOMED Lombardia – i dati confermano che i medici non sono attratti da lavori di laboratorio, forse più ambiti da altri dirigenti sanitari che al momento, però, non hanno il contratto e su cui occorre investire.
La Medicina d’Emergenza-Urgenza sconta, come in tutto il Paese, la crisi del Pronto Soccorso e un’arretratezza culturale che non permette di spendere in modo appropriato le competenze che questi professionisti acquisiscono durante il loro percorso formativo e professionale.
A questo si aggiungano la fatica, lo stress e il rischio professionale, attualmente senza alcun riscontro economico, di carriera e di tutela sostanziale.
C’è molto lavoro da fare sia per un sindacato come il nostro che per la politica tutta, se non si vuole far crollare in pochi anni il sistema ospedaliero, mentre si sta faticosamente puntando sul territorio per sgravare il Pronto Soccorso di tutti gli accessi inappropriati e ridurre il fenomeno del boarding che è frutto dei tagli dei posti letto e delle carenze, appunto, del territorio.”
Se invece si considerano le discipline con il più alto numero di contratti disponibili , quelle cioè che costituiscono il fulcro degli ospedali nazionali, si nota come le percentuali maggiori di non scelta e abbandono si trovino proprio in Medicina d’Emergenza-Urgenza , Medicina Interna , Anestesia e Rianimazione e Chirurgia Generale , tra le discipline più faticose e con meno possibilità di conciliazione vita/lavoro e spazi libero-professionali.
Invece tra le più ambite si confermano Cardiologia , Pediatria , Ginecologia e Radiologia , tutte con percentuali inferiori al 6%.
Ambitissime, anche se con pochi posti, Oculistica , Dermatologia e Chirurgia Plastica che non lasciano contratti vuoti.
Si conferma quindi l’orientamento nazionale verso discipline con un minore impatto sulla vita personale e un maggiore spazio verso la libera professione , fuori magari dall’ospedale e dall’ospedale pubblico in particolare.
Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione in leggera controtendenza rispetto al dato nazionale, rispettivamente con un 10% e 17% di non scelta/abbandoni.
“La Lombardia, – conclude Magnone – in attesa della nuova Giunta e del nuovo Assessore al Welfare, necessita comunque un ripensamento globale della rete ospedaliera, oltre ai classici temi nazionali quali l’adeguamento delle retribuzioni, per far fronte al disagio dei professionisti, l’abolizione dei tetti di assunzione del personale, la rivisitazione del ruolo degli specializzandi che non vanno più considerati studenti ma veri e propri lavoratori in formazione, anch’essi con una retribuzione commisurata al loro ruolo.”
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