Lo scorso 25 agosto scorso, il presidente del Centro Culturale e Sociale don Minzoni di Sondrio Aurelio Benetti, accompagnato dalla moglie, ha ritenuto giusto, in rappresentanza di tutti i soci iscritti, partecipare alla commemorazione del sacerdote martire, che ha dato il nome al Centro, nel centenario della morte provocata ad Argenta da una brutale aggressione a bastonate di squadristi fascisti il 23 agosto del 1923.
Ha seguito, in questa occasione, lo stesso itinerario del presidente della Repubblica Mattarella che, dal Meeting di Rimini in mattinata dove ha rivolto un saluto e un discorso ai partecipanti del noto e grande evento culturale, è giunto nel pomeriggio ad Argenta, luogo della morte violenta, a soli 38 anni, di don Minzoni, dove, dopo aver deposto una corona di fiori sulla tomba del sacerdote nella chiesa di S. Nicolò, si è soffermato nel luogo dell’assassinio a pochi passi dalla chiesa.
Presenti alla cerimonia le autorità civili e militari locali, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il Sindaco di Argenta e l’ arcivescovo di Ravenna-Cervia Lorenzo Ghizzoni.
Il 23 agosto, giorno esatto del centenario, il presidente della CEI card. Matteo Zuppi, alla presenza di tutti i vescovi della Regione, aveva celebrato una Messa alle ore 18 nella chiesa parrocchiale durante la quale ha annunciato l’avvio della fase diocesana del processo di beatificazione del sacerdote.
Don Minzoni, nato a Ravenna nel 1885, arciprete di Argenta dopo il ritorno dalla prima guerra mondiale dove meritò diverse onorificenze, per la sua gente aveva promosso e sostenuto lo scoutismo e molte altre associazioni di carattere educativo e sociale in questo avversato dal regime fascista, e due anni prima, nel maggio del 1921, aveva condannato pubblicamente la prepotenza fascista che aveva con la violenza costretto alle dimissioni il Consiglio Comunale di Argenta e ucciso l’unico consigliere che si era rifiutato, il socialista Natale Gaiba. Rappresenta bene quindi, anche oggi, quella che deve essere la presenza sociale e la resistenza dei cattolici, e non solo di questi, a tutti i regimi totalitari che invece del bene comune hanno come obiettivo il potere politico gestito con l’intolleranza e la violenza.
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