Si è svolta nella serata di ieri, sabato 24 febbraio la Camminata della Pace promossa dall’Amministrazione comunale di Tirano, comune partecipante al Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e I Diritti Umani a cui hanno aderito ufficialmente: Il Centro di Ascolto Caritas Tirano, la Parrocchia San Martino, AssopacePalestina e San Michele Società cooperativa sociale.
Nonostante la serata piovosa che non invitava ad uscire di casa, un gruppo di circa 200 persone si sono ritrovate in Piazza Basilica “in solidarietà con le donne e gli uomini, i vecchi e i bambini, che vivono ogni giorno sotto le bombe e che sono costretti a scappare per vive in pace” incamminandosi in silenzio con un lume acceso verso il Monumento ai caduti di Piazza Marinoni. Nel breve momento introduttivo si è ricordato che la camminata è stata indetta a due anni esatti dello scoppio della guerra in Ucraina e a quasi cinque mesi dall’apertura del conflitto nei territori di Palestina e d’ Israele dove si è acuita una situazione che da anni viveva momenti di forte tensione, senza dimenticare le tante guerre spesso dimenticate che sono in atto in varie parti del mondo, nonché i vari paesi dove i diritti umani sono calpestati. I promotori della camminata hanno affermato “di essere consci che la camminata non ferma le guerre ma che dinnanzi alla drammaticità delle stesse, pur sentendosi attoniti ed impotenti, non ci si può scoraggiare e rassegnare, soprattutto vivendo oggi in uno stato libero e democratico che nella sua carta costituzionale ha scritto all’art. 11: “ L’ Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Prima di partire sono stati letti i seguenti pensieri tratti dal discorso di fine anno 2023 del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
“La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Sempre più letali. Fonte di enormi guadagni.
Nasce da quel che c’è nell’animo degli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano.
È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità della pace.
Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità.
Sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace.
Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti.
Ma impegnarsi per la pace significa considerare queste guerre una eccezione da rimuovere; e non la regola per il prossimo futuro.
Volere la pace non è neutralità; o, peggio, indifferenza, rispetto a ciò che accade: sarebbe ingiusto, e anche piuttosto spregevole.
Perseguire la pace vuol dire respingere la logica di una competizione permanente tra gli Stati. Che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli. E mina alle basi una società fondata sul rispetto delle persone.
Per conseguire pace non è sufficiente far tacere le armi.
Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera.
Dipende, anche, da ciascuno di noi.
Pace, nel senso di vivere bene insieme. Rispettandosi, riconoscendo le ragioni dell’altro. Consapevoli che la libertà degli altri completa la nostra libertà”.
Davanti al Monumento ai caduti, dove sono incisi i nomi dei nostri concittadini morti nelle due guerre mondiali, prima di depositare i lumini accesi per iscrivere idealmente i nomi di quanti continuano oggi a morire a causa delle varie guerre presenti nel mondo, il Sindaco Franco Spada ha rivolto ai partecipanti il ringraziamento per la partecipazione a questo “bel momento di coesione sociale” e ha poi proseguito con il seguente discorso:
La pace e’ innanzitutto una condizione personale.
La pace che oggi stiamo chiedendo in questa camminata e’ principalmente un sentimento e una attitudine che parte da noi stessi e sulla quale si deve lavorare per tutta la vita.
La negazione della pace, anche personale, genera per converso sentimenti di rabbia che portano spesso all’odio, alla paura e alla chiusura in se stessi e per evitare che questo avvenga oltre che una consapevolezza personale vi è un lavoro che si deve fare come comunità. Un lavoro d’insieme.
La pace va applicata a partire dalla nostra famiglia nei rapporti con le altre persone ed è una precondizione per vivere bene. La Pace si associa a termini come libertà, coraggio, comprensione, solidarietà, gentilezza che sono motori per lo sviluppo di qualsiasi comunità ed è associata forse al sentimento umano più importante che è l’amore.
Un sindaco per fare il proprio lavoro – ho compreso negli anni del mio incarico – come prima caratteristica deve essere capace di amare la propria comunità e la propria città e come primo obiettivo deve riuscire a generare pace sociale e buone relazioni umane tra le persone che sono il primo motore di sviluppo.
Oggi viviamo in una epoca molto complessa di profondo cambiamento – in anni che rischiano di essere vissuti nel caos, in dispute internazionali ove prevale la forza rispetto alla ragione e al diritto e dove si rischia di vivere condizionati dalla rabbia e dalla paura che sono un freno alla vita.
Partire come augurio dalla pace in se stessi e per chi ci è vicino non vuol dire comunque non riconoscere le responsabilità delle guerre che sollecitano le nostre coscienze.
Questa marcia è nel secondo anniversario della invasione russa in Ucraina dove un esercito regolare russo con carri armati e aerei e soldati ha invaso uno stato autonomo con la volontà di annettere con la forza territori di un altro stato.
tale modalità di aggressione non avveniva dalla fine della seconda guerra mondiale.
Come la situazione che si è creata tra Palestina e Israele ove le azioni terroristiche di Hamas non legittimano la risposta militare di Israele perché coinvolge pesantemente civili che non ne possono nulla e genererà esclusivamente odio per generazioni anche in caso di vittoria militare.
La guerra alla fine crea solo dei vinti.
Tirano e’ da sempre luogo di confine, ma il nostro confine non ci circonda e non ci chiude – ci attraversa – e la pace che oggi chiamiamo a gran voce in questa marcia, auspico che sia sempre per tutta la nostra comunità e che partendo da noi, possa attraversare le persone di tante nazioni che vengono a farci visita incidendo indirettamente su situazioni che purtroppo direttamente non possiamo cambiare.
Olya una ragazza Ucraina fuggita dalla guerra ed accolta a Tirano dove vive dal marzo 2022 ha concluso la serata con la lettura del testo “Promemoria” di Gianni Rodari:
A meno di una settimana dall’inizio delle gare possiamo dire che “neve ne abbiamo”. Le significative nevicate dei giorni scorsi si sono sommate al buon innevamento già presente sulle Orobie così da garantire condizioni al top – simili a quelle eccezionali dell’edizione 2021. Le pendici del Meriggio, l’arena in cui tutti i più grandi della specialità si sono confrontati a cospetto di un ambiente duro e selvaggio interamente all’interno del […]